Il messaggio di un disperso | Marco Lodoli | La Repubblica

I turisti girano per la città con la mappa tra le mani per capire in che punto sono e dove stanno andando,e hanno guide che li consigliano sui ristoranti migliori,i locali giusti, quelli alla moda e quelli alternativi, dove assaggiare il cornetto più buono e dove ammirare il Caravaggio più spettacolare. Ma anche noi romani seguiamo i nostri binari quotidiani, e quando dobbiamo cambiare traiettoria ci affidiamo al navigatore o scartabelliamo il vecchio stradario per verificare in quale quadretto ci ritroviamo, E5 o B7, come nella battaglia navale. Non c’ è più tempo per procedere a casaccio, magari con il rischio di imboccare la traversa sbagliata e di trovarci chissà dove, in un quartiere sconosciuto, in una piazza mai vista. Per questo sono rimasto sbalordito quando, pochi giorni fa, in via dei Cerchi, a fianco del Circo Massimo, ho visto una piccola targa di metallo piazzata sul muro a quaranta centimetri da terra. C’ è incisa una scritta e una data in caratteri romani: “Mi sono perso, XVII – IX – MMX”, nient’ altro. Qualcuno ha lasciato al mondo questo messaggio che galleggia sulle onde del nulla. Mi sono perso, qui, a Roma, in un giorno di novembre del duemiladieci. A quell’ altezza sembrerebbe il grido spaventato di un cane, uno dei tanti smarriti nel caos della città: ma un cane non lascia targhe sui muri. E allora chi è stato, e cosa significano quelle poche parole? Forse è stato un viaggiatore sbandato o un artista, una persona speciale per la quale perdersi significa aderire di più al flusso della vita. Poteva rimanere sulla strada di tutti i giorni, ma ha preferito smarrirsi, almeno per un poco, almeno con la fantasia, confondersi con l’ imprevedibile, provare l’ emozione di non sapere più dov’ è la casa, la solita via che ruota in tondo. Ha preferito abitare l’ ignoto, e io che leggo quella targa provo sgomento e una punta d’ invidia.

Roma, 10.03.2013